19 aprile 2023

Rischio clinico: cos’è e come gestirlo

Il settore della sanità è un campo di azione vasto e delicato che, negli ultimi anni, sta affrontando importantissime sfide collettive, dalla pandemia al progressivo invecchiamento della popolazione. Contemporaneamente, abbiamo assistito a un virtuoso processo di digitalizzazione che dovrebbe portare con sé un cambio di paradigma culturale, oltre che pratico.

 

Software e piattaforme digitali non sono soltanto strumenti finalizzati a rendere più fluidi determinati task, ma possono essere anche utilizzati per migliorare l’intera gestione della struttura sanitaria o della singola attività. Favoriscono il dialogo tra la dimensione clinica e quella amministrativa e, dunque, possono assumere un ruolo fondamentale anche dal punto di vista della sicurezza.


In ambito sanitario, parliamo di rischio clinico, secondo la definizione del Ministero della Salute, quando avviene un “fallimento nella pianificazione e/o nell’esecuzione di una sequenza di azioni che determina il mancato raggiungimento, non attribuibile al caso, dell’obiettivo desiderato”. Analisi, prevenzione e gestione del rischio sono, dunque, elementi chiave dell’organizzazione di un centro medico.

Che cos’è il rischio clinico?

L’importanza dell’argomento è testimoniata dall’attenzione dedicata dal Ministero della Salute che definisce così la gestione del rischio clinico: “il clinical risk management rappresenta l’insieme di varie azioni messe in atto per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie e garantire la sicurezza dei pazienti, sicurezza, tra l’altro, basata sull’apprendere dall’errore.”

 

Nel contesto sanitario, gli ambiti di rischio possono riguardare:

  • la sicurezza del paziente;
  • la sicurezza del personale;
  • le emergenze esterne;
  • la sicurezza degli ambienti e delle attrezzature;
  • ​i rischi finanziari per danni alle persone.

Una gestione efficiente dei rischi in sanità, specifica ancora il Ministero, ha diversi effetti positivi:

  • promuovere la crescita di una cultura della salute più attenta e vicina al paziente e agli operatori;
  • contribuire a una diminuzione dei costi delle prestazioni;
  • favorire la destinazione di risorse su interventi di sviluppo sicuri ed efficienti.

Perché è importante identificare e gestire il rischio in sanità?

L’individuazione del rischio clinico si collega alla necessità di una strategia di gestione del rischio, o risk management. Il fine è contenere o evitare l'occorrenza di eventi avversi all’interno della struttura sanitaria e aumentare la sicurezza di pazienti, medici, professionisti sanitari, collaboratori. Di fatto, si individuano modalità e procedure per “imparare dagli errori”, osservando eventuali problemi e difficoltà in un contesto più ampio del gesto del singolo operatore.

Una struttura di questo tipo consente al medico di operare nel pieno rispetto di quattro requisiti tipici:

  • Safety, la possibilità di evitare di creare un danno per errore;
  • Security, la riduzione o rimozione della possibilità di compiere danni dolosi;
  • Resilience, la capacità di operare in tutte le condizioni;
  • Trust, la garanzia di rispetto delle norme e affidabilità.

 

La gestione del rischio è dunque cruciale. Ma come si traduce in pratica?

Risk management in sanità: come funziona

È ancora una volta il Ministero della Salute a identificare e descrivere quali sono gli ambiti prioritari per l’implementazione delle azioni di gestione del rischio clinico:

  • elaborazione di Raccomandazioni;
  • monitoraggio e analisi degli eventi sentinella segnalati all’Osservatorio di monitoraggio degli eventi sentinella attraverso il “Sistema informativo per il monitoraggio degli errori in sanità” (SIMES);
  • elaborazione di Guide per il coinvolgimento di cittadini, pazienti e utenti;
  • verifiche ispettive tramite l'Unità di crisi;
  • monitoraggio degli adempimenti regionali e verifica attraverso il questionario LEA.

 

Il tutto nel quadro della Legge 24 del 2017 “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie" che, inoltre, ha istituito l’Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità.

 

Il clinical risk management è dunque l’insieme delle azioni che una struttura sanitaria mette in campo per identificare, prevenire, evitare e gestire l’eventuale rischio clinico

 

Le funzioni sono differenti:

  • seguire tutti i processi della struttura;
  • integrare e proteggere i dati raccolti per svolgere l’attività clinica;
  • identificare rischi e situazioni potenzialmente rischiose, anticipando anche l’eventuale errore umano da parte di pazienti, collaboratori o medici;
  • sviluppare strumenti tecnologici e digitali che possano favorire una gestione sempre più efficiente e capace di minimizzare ogni tipo di errore. 

Procedura di risk management in sanità: alcuni esempi

Esistono diversi approcci e teorie all’analisi dei rischi in sanità e moltissime azioni diverse che, in base alla struttura e al tipo di eventuale rischio in cui si incorre, possono essere implementate.

 

Per esempio, l’approccio proattivo, identificato anche dalle sigle FMEA e FMECA, parte dall’idea che indagare tutti i processi in ogni fase è la modalità ideale per prevenire l’errore. In altre parole, si istituisce un sistema di monitoraggio continuo che possa individuare le criticità tecniche e i possibili errori umani. 

 

La Food and Drugs Administration, ovvero l’agenzia che regola e amministra parte le sistema di gestione della salute negli Stati Uniti, ha individuato cinque livelli qualitativi che descrivono la gravità dell’impatto del potenziale errore sul paziente partendo dal meno grave a quello inaccettabile: 

  • trascurabile;
  • minore;
  • serio;
  • critico;
  • catastrofico.

Questi sono gli elementi da cui si sviluppa la strategia di risk management e che rappresentano i termini di riferimento per tutti gli aspetti della sicurezza. Si tratta di un approccio multidisciplinare che valuta e osserva il sistema nel suo complesso a partire dall’affidabilità di ogni ingranaggio. 

Un’ulteriore approccio al Risk management in sanità prevede la divisione del processo gestionale in quattro fasi logicamente correlate tra loro e successive dal punto di vista temporale:

  • Identificazione dei rischi che prevede un’analisi trasversale di processi, persone e strumenti impiegati nella struttura.
  • Analisi dei rischi per cui è importante capire che cos’è è successo, come e perché. In questa fase bisogna mettere a fuoco eventuali responsabilità e aree critiche su cui intervenire.
  • Controllo delle possibili perdite o risk control. È la fase dedicata all’acquisizione di informazioni, utile per evitare l’errore, e di formazione del personale. Dal punto di vista informatico può tradursi anche nell’aggiornamento dei software, nell’adozione di strumenti più sicuri o nella verifica delle norme più aggiornate dal punto di vista della cybersecurity;
  • Copertura finanziaria, fase cruciale, perché la gestione del rischio clinico non è un’attività a costo zero ma, anzi, richiede del budget a sé ed è la stessa strategia di risk management a identificare le risorse da destinarvi.

L’elemento che accomuna le varie strategie di gestione del rischio clinico è l’approccio sistemico e multiprofessionale. Tutte le fasi dell’attività di un centro medico o di un poliambulatorio vanno analizzate ed è necessario superare la differenza pregiudiziale tra sicurezza informatica e sicurezza legata alle persone

Il ruolo della tecnologia per limitare il rischio sanitario

Gli strumenti digitali oggi possono essere elementi che migliorano la sicurezza della struttura, anche dal punto di vista della gestione del rischio clinico. Un software gestionale sicuro e 100% GDPR compliant permette, per esempio, di migliorare le prestazioni del centro medico su questa particolare, e delicatissima, area di intervento.


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