Smart Health: cos'è e come cambierà il lavoro di medici e professionisti della salute

smart healthLa popolazione sta invecchiando. Secondo l’ Unione Europea, nel 2070, il 30% di noi avrà più di 65 anni. Questa stima significa che ci saranno 30,5 milioni di persone che avranno bisogno di assistenza, mentre nel 2016 la cifra superava di poco i 19 milioni. Molte di queste persone anziane avranno problemi di autosufficienza e malattie croniche. L’invecchiamento della popolazione, infatti, non implica una conservazione di condizioni di salute ottimali.

In termini economici, questo si tradurrà in un consistente aumento della spesa sanitaria pubblica. Cosa fare, oggi, per garantire cure e assistenza a tutti, domani? Una delle soluzioni possibili è investire nelle nuove tecnologie per la Sanità: la Smart Health. Un futuro in cui medicina e intelligenza artificiale dialogheranno e collaboreranno non è più così distante. Ma quali saranno le caratteristiche della tutela della salute? Quali sono le opportunità, come la telemedicina, su cui investire oggi per poter garantire un invecchiamento sano a più persone possibili, domani?

Smart Health: l’Internet of Things, la medicina e l’Intelligenza Artificiale 

Smart Health significa “Sanità intelligente”. Intelligente perché, grazie a sensori e dispositivi collegati ai pazienti, come braccialetti e orologi tecnologicamente avanzati, è possibile raccogliere dati sullo stato di salute delle persone e curarle, anche a distanza, anticipando le situazioni critiche molto prima che si verifichino.

È una tecnologia che introduce nella quotidianità della cura l’Internet delle Cose (Internet of Things) e lo applica alla medicina. Gli strumenti della smart health sono oggetti dotati di sensori, che comunicano fra loro e con noi umani, raccogliendo e scambiando informazioni, per aiutarci a prevenire gli eventi, come un attacco di cuore o un malore o, ancora, aiutare lo staff medico a diagnosticare più rapidamente una malattia.

Questo è possibile grazie all’uso di algoritmi predittivi e all’Intelligenza Artificiale, che processano immense quantità di dati per anticipare eventi futuri.

Secondo un recente studio dell’Università di Nottingham, per esempio, l’intelligenza artificiale può prevedere con molta precisione un attacco di cuore o un ictus. O ancora, al TEDx di Boston del 2016, la professoressa Suchi Saria, Direttore del Laboratorio Machine Learning and Health della Johns Hopkins University, ha spiegato come il Machine Learning può salvare la vita delle persone, rielaborando i dati (Big Data) provenienti dal paziente, per diagnosticare la patologia molto prima di un medico.

Guarda il video del suo discorso su YouTube.

Con la piena applicazione degli strumenti della Smart Health e dell’uso massiccio dei Big Data, quindi, la diagnosi di alcuni tipi di patologie potrebbe diventare più veloce. Di conseguenza, ciò aumenterebbe le probabilità di sopravvivenza per il paziente.

Tuttavia, quando parliamo di Smart Health, è importante porre l’attenzione anche sul lavoro quotidiano di medici e professionisti della salute. Anch’esso sarebbe destinato a cambiare: le nuove tecnologie e l’uso dei sensori renderanno superflui alcuni controlli di routine in ambulatorio. Ciò non significa depotenziare il ruolo del dottore, ma piuttosto permettergli di dedicare più tempo alle diagnosi più complesse e, allo stesso tempo, fornirgli una maggiore quantità di dati sul paziente per poter svolgere il proprio mestiere in maniera ancora più accurata.

Cambieranno luoghi e tempi di cura: telemedicina e “assistenti tecnologici”

Una sanità intelligente permetterebbe di prevenire alcuni rischi, ma anche di garantire un’assistenza migliore alla popolazione che invecchia. È dimostrato, infatti, come la telemedicina possa rappresentare una rivoluzione virtuosa per la gestione dei pazienti cronici

Di telemedicina si parlava già 20 anni fa, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità la definiva come “l’erogazione di servizi sanitari, quando la distanza è un fattore critico, per cui è necessario usare, da parte degli operatori, le tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni al fine di scambiare informazioni utili alla diagnosi, al trattamento ed alla prevenzione delle malattie e per garantire un’informazione continua agli erogatori di prestazioni sanitarie e supportare la ricerca e la valutazione della cura”.

Oggi, medico e paziente comunicano già grazie ad Internet, via mail e con i servizi di messaggistica istantanea, ma la visita periodica di controllo è ancora fondamentale.

In un futuro in cui la telemedicina possa diventare un alleato concreto per il medico, il paziente con una malattia cronica indosserebbe un dispositivo “intelligente”, per esempio un orologio, che misura il suo battito cardiaco, la pressione, la temperatura corporea, etc, registrandone le variazioni e inviando un segnale di allarme in caso di scostamenti.

Con una App, il paziente può leggere queste informazioni direttamente sul suo Smartphone e anche il suo medico visualizzarle da remoto, consigliandolo senza muoversi dall’ambulatorio.

Riabilitazione cognitiva a distanza

Inoltre, sono stati sviluppati diversi software che permettono, ad esempio, di ricordare al paziente quali medicine deve assumere e quando. Ci sono, poi, anche alcune applicazioni dedicate alla riabilitazione cognitiva. Si tratta di strumenti che favoriscono l’attività cerebrale e contrastano l’invecchiamento delle cellule del cervello. Utilizzate con i pazienti anziani, permettono di aiutarli a prendersi cura di sé in autonomia, direttamente da casa, senza doversi spostare.

Sport a distanza e riabilitazione sportiva

Un ulteriore ambito di sviluppo della telemedicina è il settore dello sport. Ciò non ci sorprende alla luce del boom di accessori altamente tecnologici utilizzati anche da sportivi amatoriali. Pensiamo ai prodotti wearable che permettono di monitorare in diretta la frequenza cardiaca, l’ossigenazione del sangue, la pressione cardiaca e raccogliere questi dati grazie a un’App su smartphone. Strumenti di ancora maggiore precisione sono utilizzati oggi nei principali centri di riabilitazione sportiva in tutto il mondo e permettono agli atleti di essere seguiti, almeno in alcuni casi, dal proprio medico di fiducia anche a distanza. 

Per medici e professionisti significherà quindi avere meno code in sala d’attesa e meno controlli di routine, perché saranno “le macchine” ad acquisire i dati che oggi vengono raccolti “manualmente”, ma avranno anche più informazioni da gestire e analizzare.

La Sanità del futuro: la nostra salute sempre sotto controllo

Secondo Innovate UK, l’intelligenza artificiale e la tecnologia intelligente potrebbero aiutarci a rimanere in salute in ogni fase della nostra vita. La raccolta dei dati, infatti, potrebbe iniziare già nel grembo materno, per creare un “profilo di base” sullo stato di salute di ogni persona e fin da subito sarà possibile sapere se c’è una predisposizione per determinate malattie, e programmare quindi le cure molto prima che si manifestino.

Durante la crescita e l’invecchiamento, gli strumenti della Smart Health possono garantire un monitoraggio costante, i dati sanitari saranno sempre aggiornati e usati per anticipare l’insorgere di patologie.

Ma cosa succederà quando alla fine ci ammaleremo?
Andare dal dottore potrebbe essere molto diverso rispetto ad oggi. La visita, innanzitutto, potrà essere in presenza oppure a distanza. Mentre tutti i dati raccolti su di noi, verranno forniti a medici e infermieri che avranno quindi ancor più informazioni necessarie per curarci. In sostanza, dal punto di vista professionale, non dovrebbero più occuparsi della raccolta di dati di routine, per potersi concentrare sugli aspetti in cui l’intervento umano è più necessario.

Utopia? La medicina moderna si sta muovendo in questa direzione, ma ancora siamo lontani dallo scenario proposto dall’agenzia britannica e c’è un aspetto cruciale da non sottovalutare: la sicurezza dei dati sanitari.

La sicurezza dei dati sanitari

Più scambio di informazioni sensibili comporta più rischi per i dati sanitari

Chi lavora in Sanità sa bene quanto sia importante proteggere i dati dei propri pazienti. Se in futuro il rapporto medico-paziente si baserà sullo scambio di quantità enormi di informazioni, la sfida tecnologica dei prossimi anni non sarà solo nelle modalità di cura, ma anche nella protezione delle informazioni più sensibili.

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